La “carne coltivata” è ottenuta da tessuto animale sviluppato in laboratorio da cellule staminali bovine o di pollame, pesce, ecc.
La produzione di questo alimento consiste nel prelevare un piccolo campione di carne da un animale, tramite una procedura innocua, moltiplicando poi questa carne in quello che è conosciuto come un fermentatore, simile a quelli utilizzati per produrre la birra. Si tratta di un ambiente sterile che favorisce lo stesso processo che avviene all’interno dell’animale, garantendo la temperatura adeguata e fornendo i nutrienti di base (acqua, proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali) per la crescita della carne. È un processo paragonabile alla coltivazione di piante da talea in una serra. Il risultato è una grande quantità di carne, con valori nutrizionali identici a quelli della carne prodotta in modo convenzionale
Mangiare è sempre più un atto morale: scegliere cosa comprare e cosa consumare significa appoggiare un certo modello di produzione e i valori che lo supportano.
Conoscere gli argomenti etici alla base della produzione e consumo della carne coltivata può aiutare a fare chiarezza su alcuni aspetti rilevanti, evitare che si assumano posizioni preconcette e, di conseguenza, aiutare a impostare una corretta comunicazione.
Nel settore alimentare, più ancora che in altri, la comunicazione (dalla denominazione di nuovi prodotti al packaging e la presentazione nei punti vendita, dai dibattiti pubblici ai discorsi pubblicitari, e così via) svolge infatti un ruolo fondamentale nella creazione e diffusione di immaginari collettivi, incidendo in modo evidente sulle nostre percezioni di particolari sostanze e tendenze.
In questa sezione potete trovare i link ad alcune riflessioni su diversi aspetti della comunicazione della carne coltivata e richiedere i nostri servizi di consulenza personalizzata.
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