Molte tecnologie che noi oggi utilizziamo quasi senza pensarci sono state anticipate nei racconti di fantascienza lungo tutto il Novecento: dal telefonino al computer a Internet, alcuni talenti “visionari” avevano già previsto molto di quello che sarebbe successo. Pochi lo sanno, ma anche la tanto dibattuta carne coltivata fa parte di questa lista. Ecco una carrellata di scrittori che in romanzi e racconti hanno intuito che un giorno avremmo mangiato carne ottenuta senza uccidere animali.
ìDa mesi si è intensificato, tanto in Italia quanto all’estero, il dibattito sulla cosiddetta “carne coltivata”. Si tratta di un prodotto alimentare innovativo, ottenuto prelevando un piccolo campione di tessuto da un animale, tramite una procedura innocua, e moltiplicando poi le cellule che compongono la carne (muscolo, grasso e tessuto connettivo) in quello che è conosciuto come un coltivatore, simile ai fermentatori utilizzati per produrre la birra. Nell’ambito del gruppo di ricerca FuturEATing, che studia questo alimento da un punto di vista interdisciplinare, facendo dialogare biotecnologia, filosofia morale, semiotica, scienze della comunicazione e psicologia, ci siamo chiesti da dove arrivi questa idea.
Sono moltissimi, infatti, i racconti di fantascienza che hanno immaginato questo prodotto prima ancora che ci fossero strumenti e tecniche per realizzarlo concretamente. Lo avevano già fatto con aerei, telefoni cellulari, computer e Internet, che hanno trovato posto nelle pagine dei romanzi prima di entrare a far parte della nostra vita quotidiana. La carne coltivata è anch’essa in questa lista di “premonizioni”, fin dall’inizio del ventesimo secolo. Questo cibo ha stimolato la creatività di molti talenti visionari, che hanno previsto che l’essere umano un giorno avrebbe mangiato carne senza uccidere animali. Lo conferma anche il sito Technovelgy, che raccoglie tutte le innovazioni tecnologiche rappresentate nelle opere di fantascienza dal 1600.
La fantascienza rappresenta la carne coltivata sostanzialmente in due modi: a volte come una utopica scoperta scientifica che migliora l’esistenza di umani e non umani; altre volte attraverso una lettura distopica della tecnologia e come un prodotto inventato da governi totalitari per controllare ogni aspetto della vita dei cittadini.
I visionari della carne coltivata (1941-1969)
Nei primi anni, la carne coltivata è stata per gli autori di fantascienza una visione ardita, un prodotto immaginario ancora molto lontano dalla realizzazione. Robert Heinlein è considerato uno dei quattro maggiori autori di fantascienza insieme a Isaac Asimov, Ray Bradbury e Arthur C. Clark. Nel suo romanzo Methuselah’s Children (I figli di Matusalemme) del 1941, pubblicato in tre numeri della rivista Astounding Science-Fiction, parte dal famoso esperimento di Carrel in cui era stato cresciuto un pollo in laboratorio per concentrarsi sulla potenziale espansione della vita umana (immaginando che l’esperimento sia andato avanti per 100 anni, invece dei 20 reali). A un certo punto, il protagonista vede di persona il tessuto vivente del pollo e capisce che un giorno diventerà cibo. In un altro romanzo, Farmer in the sky (Pionieri dello spazio), pubblicato nel 1950, Heinlein immagina che il protagonista mangi delle syntho-steaks (letteralmente delle “bistecche sintetiche”), e che esista una specie di microonde per decongelare questo tipo di carne. La carne coltivata è quindi vista in questi casi innanzitutto come il risultato dello sviluppo della creatività umana. L’autore tra l’altro è famoso per aver anticipato molte tecnologie, tra cui il telefono cellulare, che rappresentò in un romanzo del 1948, Space Cadet (Cadetti dello spazio). Possiamo quindi dire che con la carne coltivata ha confermato il suo “talento premonitore”.
Lo scrittore che comunque ha rappresentato la carne coltivata nelle sue caratteristiche più reali è stato H. Beam Piper, che richiamò questo tipo di alimento in molte opere, fino al punto di farlo diventare un elemento ricorrente del suo mondo fantastico. In Uller Uprising, racconto pubblicato nel 1952, la carne coltivata è cresciuta in laboratorio sotto forma di pianta con tessuto animale. Più tardi, in Four-Day Planet, pubblicato nel 1961, e in Space Viking del 1962, Piper inventò la carniculture, una tecnologia che permetteva agli umani di ottenere carne su pianeti in cui allevare animali era impossibile. Piper, inoltre, associa la carniculture con la coltura idroponica, una tecnologia che oggi consente di coltivare vegetali verticalmente e non sul suolo, prefigurando due pratiche oggi divenute realtà. Nel secondo romanzo, lo scrittore immaginò anche l’attuale dibattito sulla carne coltivata, concludendo che la carne tradizionale è preferibile, ma quella coltivata è una necessità.
Il romanzo satirico The Space Merchants (I mercanti dello spazio) di Pohl e Kombluthmostra invece un approccio critico alla carne coltivata. Uscito nel 1952, è ambientato in una società dove il denaro è diventato l’aspetto preminente della vita umana. La pubblicità, di conseguenza, è considerato il lavoro più importante, e gli stati hanno la sola funzione di permettere alle grandi multinazionali di fare affari ed esercitare il loro potere. In questo triste scenario, le persone mangiano Chicken Little, un grande cuore vivente di pollo che i lavoratori ogni tanto affettano e dividono tra loro per sfamarsi. La carne coltivata è quindi descritta come un “cibo falso” per un “mondo falso”. Questo romanzo è spesso citato da teorici e scrittori contrari alla carne coltivata come Paul Krugman. In verità, qui il pollo cresciuto in laboratorio è una metafora della spietatezza del capitalismo, regime economico esclusivamente basato sul materialismo e sullo sfruttamento di esseri umani e non umani.
Tra gli scrittori utopici che vedono la carne coltivata come un elemento positivo, Clifford Simak è probabilmente il più visionario di tutti. Collegando questo alimento alla salute e all’economia, in Time is the Simplest Thing (Pescatore di Stelle) del 1961, lo scrittore immagina che alcune persone particolarmente capaci possano viaggiare con la mente attraverso l’universo. Durante uno di questi viaggi, il protagonista Blaine vede dei butcher vegetables, piante che producono carne. Quando Blaine torna sulla Terra, spiega l’importanza della “carne vegetale” con il fatto che milioni di persone hanno potuto mangiare carne per la prima volta nella loro vita. Quella tradizionale, infatti, non potevano permettersela per il suo costo elevato. In questa parte del romanzo, Simak anticipa il dibattito odierno sui costi della carne coltivata e la possibilità che, una volta prodotto industrialmente, questo nuovo alimento possa essere meno caro di quello tradizionale, e che, essendo più salutare, possa anche far risparmiare sulla spesa pubblica sanitaria.
Chi decisamente rappresentò la carne coltivata in maniera distopica fu David Henry Keller, che nel 1969, in un racconto intitolato Unto, descrive una società dispotica in cui lo Stato controlla i cittadini e produce cibo artificialmente. Tra questi cibi “di Stato”, l’autore immagina un tipo di carne prodotto in provetta. Ossessionato dalla presenza del governo nella vita dei cittadini, Keller identifica questo alimento come il prodotto di una dittatura mostruosa intenta a cancellare il passato, rivelando una forte pulsione tecnofobica.
Dalle visioni utopiche alle riflessioni più concrete (1970-oggi)
Dagli anni ‘70, la carne coltivata è diventata nella fantascienza un’occasione di riflessione sul futuro del cibo e della società in generale. Pseudoflesh è il nome della carne coltivata immaginata dal popolare scrittore di fantascienza Frank Herbert nel suo Whipping star, pubblicato nel 1970. Si tratta di una carne creata in laboratorio per non far perdere tempo agli esseri umani con l’allevamento del bestiame. Nel libro, la carne tradizionale esiste ancora, ma costituisce una seconda scelta. Infatti, solo i pochi pianeti che non hanno la tecnologia per la pseudoflesh allevano ancora animali per ottenerne cibo.
Il bananameat tree (l’“albero di banana-carne”) produce un frutto che sa di carne. Lilo, la protagonista di Ophiuchi Hotline (Linea calda Ophiucus) un romanzo di John Varleypubblicato nel 1977, crea questa tecnologia per fare soldi, da impiegare nella sua battaglia contro gli invasori che controllano la Terra. Il prodotto ha un grande successo perché i consumatori vogliono qualcosa da mangiare di veramente nuovo.
Anche Neuromancer (Neuromante) di William Gibson, pubblicato nel 1984, uno dei più famosi romanzi di fantascienza in assoluto, rappresenta la carne coltivata. Ma nel romanzo di Gibson questo alimento è solo una piccola parte di una realtà molto più vasta. Il romanzo infatti è ambientato in un mondo in cui ogni corpo può essere sostituito da qualcosa di uguale, ma creato artificialmente – e la carne non fa eccezione. Qui la carne coltivata è meno cara di quella tradizionale, che è considerata ancora migliore.
Natulife, un racconto pubblicato nel 1994 da David Brin, pone una questione oggi molto in voga: è meglio mangiare insetti o carne coltivata? Brin, studioso del futuro, consulente della CIA e con un dottorato in tecnologia, immagina un mondo dove la carne coltivata è l’alternativa al mangiare termiti. Uno dei due protagonisti preferisce le termiti, l’altro difende la carne coltivata. L’autore comunque non sembra avere preferenze, ma bisogna dire che l’intero romanzo ruota attorno a una questione che è oggi attualissima.
Margaret Atwood, una delle più grandi scrittrici a livello mondiale, nel suo romanzo del 2003 Oryx and Crake (Oryx e Crake), immagina che sia possibile ottenere carne artificialmente. Più precisamente, quello che si fa nel romanzo è sviluppare solo i petti di pollo, come anticipato da una citatissima frase di Winston Churchill.
La lista di romanzi e racconti di fantascienza che hanno previsto la carne coltivata potrebbe continuare, ma quello che qui interessa non è l’aspetto quantitativo. Piuttosto, è importante che lungo tutto il Novecento e fino a oggi la carne coltivata sia stata già presente nell’immaginario collettivo, proprio come altre tecnologie poi divenute parte integrante della nostra quotidianità.
Ora che questo cibo non convenzionale è già sul mercato in alcuni paesi e in fase sperimentale in altri, come viene recepito nel dibattito pubblico? Quali sono le posizioni di personaggi della cultura, della scienza o della gastronomia? Ne parlerò nel prossimo racconto!