Carne coltivata? ‘Forse, ma non prima di 5 o 10 anni

Mentre il governo si batte per vietarla, la carne coltivata non cessa di generare dibattito. Sui media non passa giorno senza un aggiornamento: nel Pinerolese se ne è parlato in un convegno a Cavour organizzato nei giorni scorsi da Coldiretti («Bistecca sintetica no grazie», su L’Eco del Chisone del 19 aprile) e, nei mesi passati, al tavolo di svariati consigli comunali; intanto, l’opinione pubblica si divide fra detrattori e sostenitori.

Una discussione vivace e talvolta confusa, per meglio orientarsi nella quale la ricerca scientifica torna a far sentire la propria voce. E’ infatti di lunedì scorso, 17 aprile, la pubblicazione sull’autorevole rivista scientifica “Nature Italia” di un articolo a cura di un team di esperti in campo tecnico, sociale e umanistico: fra loro, Alessandro Bertero (nella foto), biologo molecolare e Professore Associato al Dipartimento di Biotecnologie Molecolari e Scienze per la Salute dell’Università di Torino.

Bertero – già intervenuto sul numero de L’Eco Extra in edicola dal 3 aprile (Carne coltivata? “Forse, ma non prima di 5 o 10 anni”) – e i colleghi Stefano Biressi, Francesco Buscemi, Luciano Conti, Matteo Cresti, Cesare Gargioli, Luca Lo Sapio, Barbara Lucia Loera, Cristina Pincibò e Simona Stano – tutte eccellenze in diversi campi del sapere – invitano ad un «dibattito informato» e ad una «discussione razionale sul futuro del cibo».

Fra i punti evidenziati – oltre alla lontananza nel tempo dell’arrivo delle bistecche in vitro – il fatto che «a condizione che non contenga contaminanti o allergeni, entrambi misurabili con precisione, la carne coltivata sarebbe sicura come la carne convenzionale» e che «un verdetto positivo dell’Autorità Europea per la sicurezza alimentare (EFSA), il cui processo di valutazione è considerato tra i più rigorosi a livello globale, sarebbe necessario per autorizzare la commercializzazione della carne coltivata nell’UE».

Toccati anche gli aspetti etici, ecologici e tecnici, l’articolo chiude con un cenno ai progressi che gli studi in questo «campo promettente, che merita di essere sostenuto, non soffocato», potrebbero portare in ambiti correlati come la medicina rigenerativa.